Una questione troppo familiare, di Rosa Ribas

Un affare fin troppo familiare familiar
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Con la sua già considerevole bibliografia di genere nero, lo scrittore catalano riba di rosa sta sondando nuove e interessanti opzioni. In questo caso, per finire a raccontare quelle trame di oscurità più riconoscibili in cui si compongono i disegni del male, con le sue linee, già irrimediabilmente contorte.

Niente di meglio di un'avventura rivolta verso l'interno nel nucleo familiare per addentrarsi nelle lagune più oscure delle miserie più vicine. Un elegante ed enigmatico addentrarsi in quella curiosità di sapere come lavano i panni sporchi che ogni vicino arieggia una volta ritrovato il loro apparente splendore. E niente di meglio di un'agenzia investigativa per tali scopi.

Mi sembra un contrappunto necessario per compensare tendenze di genere così interessanti con nuovi aspetti mitologici lungo il percorso. Dolores Redondo. Perché in occasioni come questo romanzo ricordiamo che le origini del fortunato genere risiedono in aspetti più prosaici, almeno nella tradizione noir ispanica.

Mateo Hernández gestisce un'agenzia investigativa alla quale partecipa più o meno tutta la sua famiglia e un peculiare collaboratore salariato che si occupa del lavoro sul campo come il miglior cane da caccia.

Ma come di solito accade, a casa del fabbro, un coltello di legno. Perché la scomparsa di Nora, probabilmente la figlia più dotata per il sindacato, segna il punto morto di tutti i componenti di questa società che sono superati in più occasioni dalla loro incapacità di localizzare la figlia scomparsa.

Curiosamente, uno degli ultimi casi ad entrare in agenzia è quello di un'altra scomparsa. Il fiorente uomo d'affari, non sempre immacolato, Carlos Guzmán ha bisogno di servizi investigativi urgenti per localizzare suo figlio perché teme il peggio, sicuramente dalla coscienza sporca di qualcuno che finisce per prosperare tra i soldi neri.

La trama si tesse come uno specchio tra un caso e l'altro, con le sue coincidenze e il suo quartiere in scena nel quartiere Sant Andreu di Barcellona, ​​attraverso le cui strade e introducendoci nelle loro case, quel chiaroscuro che nasce dalle vite è essendo composto comune e si estende in un trucco di magia nera fino al momento in cui tutto può andare storto.

Le conseguenze invisibili delineate da un'ambientazione così riconoscibile ci legano alla trama con un retrogusto morboso dalla sensazione inquietante di vicinanza ai nostri mondi più vicini.

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