Possiamo trovare autori che cercano di fare letteratura con il loro interesse per la diffusione di sistemi di coaching, metodi studiati di Self Help con x tasso di successo o qualunque cosa possa portare allo stato di best seller. E potrebbero anche avere delle fondamenta...
Ma poi ci sono ragazzi come Eloy Moreno o Albert Espinosa che scrivono romanzi con così tanta anima da finire per essere quel miracoloso placebo per i lettori che cercano aiuto senza quasi saperlo.
E non è la stessa cosa, ovviamente no. Perché ciò che viene naturalizzato è un apprendimento molto più prezioso di ciò che viene cercato, finto, pretenzioso o forzato. Letteratura è quell'apprendere che dall'esempio più o meno fittizio degli altri serve ancor di più per riscoprirci con il nuovo prisma del protagonista di turno.
In questo nuovo libro di Eloy Moreno ci addentriamo in quel solito mondo vicino trasformato pieno di lirismo rivelatore.
«E siamo arrivati in un luogo che, ancora oggi, non saprei molto bene definire. Forse è quel luogo dove ti muovi quando suona la campanella della ricreazione, o dove andiamo quando chiudiamo gli occhi appena prima di spegnere le candele, o il vento in cui galleggiamo quando riceviamo uno di quegli abbracci che sorreggono il nostro corpo, il dubbi e paure...
Chi lo sa? O forse era solo il retro dell'armadio che la mia vita era diventata: lì dove sono riposti capi che non indosserai mai più ma che ti dispiace buttare via.»
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