I 3 migliori libri di Elias Canetti

In un'esistenza errante, segnata da diverse circostanze nel corso della sua vita, Elias Canetti ha sviluppato una bibliografia che ha scandito questa variabile per viaggiare attraverso un mondo travagliato che nel XX secolo ha dato vita ai primi grandi conflitti mondiali.

Sebbene la sua dedizione alla narrativa si sia chiusa con il suo unico romanzo "Auto de fe" pubblicato all'età di trent'anni (senza dimenticare le sue commedie), questo scrittore che ha fatto la patria di ogni luogo in cui ha vissuto, ha composto grandi opere teatrali e ha scritto grandi libri del pensatore deciso a cercare risposte da una visione globale che, sebbene abbia stabilito la sua nazionalità in Inghilterra, è stata quella di un cronista del mondo del suo tempo, nientemeno che un ventesimo secolo che ha dato l'ingresso a un millennio tra l'utopia della modernità e la distopia delle ideologie e del capitalismo globale emergente.

Entrare in Canetti è godere di un narratore onnisciente, privilegiato nel suo peregrinare in un'appassionata storia di scrittori capaci di trasmettere l'evidente umano tra il politico e il sociale, cioè ciò che realmente trascende il futuro per comprendere la visione dell'individuo e del collettivo di fronte a un rumoroso avanzare dei tempi .

Ogni scrittore si è concentrato sul prova oppure nel diario di viaggio è uno scrittore della realtà sottostante, un seguace di ciò che muove tutto, un'avanguardia creativa e creativa dalla prospettiva asettica dell'umano critico e capace di trovare una sintesi tra gli estremi. E niente di meglio che riflettere quella sintesi in grandi aforismi che l'autore ha lasciato compilato ai posteri in molti dei suoi libri.

I 3 libri consigliati da Elias Canetti

macchina della fede

Canetti ha impostato il suo approccio narrativo immaginario attorno a un personaggio unico come Peter Kien, la cui biblioteca è diventata il suo leitmotiv vitale, un obiettivo irrealizzabile e una bella utopia verso una conoscenza impossibile, la più bella metafora dell'anima di un poeta come quella di Kien, emersa dal ghetto.

Ma in un certo senso Canetti è anche critico nei confronti dello stesso Kien, perché da quell'accumulo di conoscenza, in quell'ostentazione culturale e ideologica, nascono i mostri di superiorità intellettuale che a volte si cela nel peggio dell'essere umano, anche nell'autodistruzione.

Perché Kien ama soprattutto la sua biblioteca, ma allo stesso tempo la sua mente inondata da tanta conoscenza finisce per allontanarsi dal mondo più reale, essendo Teresa quella che cerca di attaccarlo alla terra senza successo.

Come la biblioteca di Alessandria, tutto può finire per essere bruciato, solo che questa volta si è visto che la materia proveniva da un sogno remoto e tenebroso del proprietario di una così vasta collezione di conoscenze...

macchina della fede

Massa e potere

Che la massa sia il seme della soluzione e della tragedia dell'umano è qualcosa di evidente. Nella contraddizione sommaria che solo uniti si può sconfiggere un nemico e che quando gli esseri umani agiscono insieme possono indulgere nelle azioni più nefaste, scopriamo quell'idea di massa sottomessa al potere.

L'umano è tutto, buono e cattivo, amore e odio, solidarietà e violenza. Questo saggio approfondisce il movimento sociale sempre come massa, poiché non c'è altro modo per mobilitare il collettivo.

I pericoli insiti in questa natura generale sono molto diversi e l'uso di quella perniciosa versione dell'umano sotto la massa può essere utilizzato dal potere per qualsiasi fine nefasta giustificata dalla necessità, dall'obbedienza o dal semplice timore.

Massa e Potere Elias Canetti

Gioco degli occhi

La cosa autobiografica acquisisce nella visione di Canetti una nozione del personaggio fatto narratore, della volontà di vedere una vita affidata a una missione meridiana di conoscere, discernere e infine contribuire a quella sintesi che è vivere.

Una volontà di contribuire con la nozione più estranea dalla coscienza dispiegata nella tomba aperta su un mondo in crisi. R) Sì, Canetti è imparare per quando arrivano i tempi brutti, scoprendo i peccati indeologici più inquietanti per tenerli a bada nel loro letargo permanente.

In questo volume che chiude l'ampio racconto autobiografico di Canetti troviamo a mio avviso quelle buone sintesi che passano in rassegna gli assiomi e le premesse di ogni pensiero che può essere semplicemente sottoposto al peggio o al meglio dell'essere umano, sotto le sembianze della giustificazione di il momento.

Gioco degli occhi
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