I vecchi passi




vecchi passi
Non nutro più speranza. Ho approfondito dentro di me, agli antipodi del mio pensiero, della mia anima o di qualunque cosa ricopra la mia pelle. Ma non sto nel vuoto. Sotto il mio essere si stende un oceano, immenso quanto insopportabilmente calmo e oscuro.

Ho scritto tutti i miei racconti e romanzi, un vecchio hobby ormai sconosciuto. Attraverso le mie storie ho sollevato tutte le mie vite possibili, soppesando ciascuna delle alternative, percorrendo ogni sentiero che indicasse una destinazione. Sicuramente è per questo che non ho più niente. Mi sono consumato.

I miei passi mi conducono senza un sentiero per strade sconosciute della città dove ho sempre vissuto. Qualcuno mi saluta sorridendo, ma mi sento diluito tra tante facce strane da non essere un altro. Capisco solo che la fine è affrettata al suono dei miei fischi, che compongono una triste melodia improvvisata.

Navigo tra memorie antiche, tratte dalle prove di una vita iniziata tanto tempo fa. Pianificano nel limbo della mia memoria immagini color seppia con false didascalie, sintetizzando momenti che forse non sono mai accaduti.

La parte più lontana sembra croccante, mentre se provo a pensare al piatto principale di oggi mi sembra che non mangio da diversi anni. Commento a bassa voce: "zuppa dell'alfabeto".

Vengo in un vecchio parco. Dico "vecchio" perché immagino di esserci stato almeno un'altra volta. I miei piedi accelerano i passi. Ora sembra che in ogni momento avessero tracciato la strada. Si muovevano spinti da un "vecchio" istinto.

Due parole sono spogliate nella mia mente: Carolina e Quercia, con una tale gioia che mi ispidizzano la pelle e risvegliano il mio sorriso.

Mi aspetta, ancora una volta, all'ombra dell'albero centenario. So che succede ogni mattina. È la mia ultima richiesta per un detenuto, solo che nel mio caso è un privilegio che si ripete ogni giorno di fronte alla condanna all'Alzheimer. Riesco ad essere di nuovo me stesso al di sopra di questa crudele sentenza dell'oblio.

I miei passi culminano la loro avventura davanti alla mia amata Carolina, vicinissima ai suoi occhi, serena nonostante tutto.

"Molto bene tesoro"

Mentre mi bacia sulla guancia, la luce cade per alcuni istanti sull'oceano, come un'alba breve e meravigliosa. Mi sento di nuovo vivo.

Nascere non è solo questione di arrivare per la prima volta in questo mondo.

"Abbiamo la zuppa dell'alfabeto oggi?"

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