Sangue, sudore e pace, di Lorenzo Silva, Gonzalo Araluce e Manuel Sánchez

Sangue, sudore e pace
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C'è stato un tempo in cui vivere in una caserma della Guardia Civil comportava già una certa inquietudine, disagio o addirittura terrore. Non molto tempo fa. Dal mio punto di vista, il semplice ricordo della trasformazione di una caserma, con il suo paesaggio circostante, in un padiglione murato assume ora il significato di ciò che ha significato vivere in una caserma per molti anni.

Parlo dal mio punto di vista perché è curioso per me come lo vedo adesso e come lo capivo allora. La caserma della Guardia Civil della mia città era un luogo che frequentavo per la mia amicizia con un figlio della Guardia Civil. Uscivamo nel porticato tra le case e lì giocavamo con la vista della strada oltre le fioriere. E all'improvviso, il buio, un muro chiudeva ogni vista sulla strada... Da bambino non dai importanza alle cose che fanno i grandi. L'avevano appena chiuso.

Vivere in quella tensione estesa con una ferocia speciale su un corpo come questo deve essere stato estremamente duro. La battaglia, per quanto si voglia di una rivista, è stata un po' impari. Coloro che hanno armi e le usano, e uccidono, non si sottomettono a nessun dettato morale o legale. E prima ancora la lotta è sempre impari. La Guardia Civil ha combattuto contro tutto ciò, è passata da mille e un attentato e ha finito per essere la pietra angolare per poter mettere a tacere il terrorismo dell'ETA.

In questo libro ci viene raccontato come quella battaglia fu condotta dal corpo e come fu sopportata dalle famiglie. Più di 200 morti e molti altri feriti sono l'ignominioso bagaglio verso la pace, un prezzo senza possibili risarcimenti, ma con l'orgoglio di aver difeso la vita sopra ogni ideologia che finisce per imbracciare le armi cercando di imporne i criteri.

Testimonianze su quanto accaduto per tanti anni, dolore e tensione sociale come unica conquista sociale dei nemici del popolo, di tutto il popolo, di qualunque popolo. Perché chi si è armato per chiedere giustizia ha finito per perdere ogni giustificazione dal momento in cui ha impugnato la prima arma.

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Sangue, sudore e pace
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