Sopravvivere a un massacro è già abbastanza traumatico, la successiva etichettatura sociale ha saturato solo Quincy, Lisa e Sam. Le ultime ragazze, come finirono per chiamarle con quel tipo di arguzia popolare, non potevano perdere l'occasione, per quanto macabra, di mettersi un soprannome.
Ma gli unici umori che si possono trovare in questa storia sono quelli che un tempo arrivarono a definire i liquidi interni dell'essere umano.
Il colore rosso del sangue colora questa proposta narrativa nei toni di un thriller che rasenta il terrore. I conti in sospeso di chi è capace di affrontare il male ed essere vittorioso è un argomento ricorrente nella letteratura e nel cinema. La differenza sta nella capacità di fare da cinghia di trasmissione verso quel gusto per la paura profonda come macabra forma di svago.
Il gusto per il thriller ha quel punto oscuro di interesse, di tensione, di ineluttabile curiosità per i pericoli e le paure che ci condizionano come esseri umani. E questo romanzo li sfrutta tutti. Ogni personaggio ci guida attraverso i labirinti delle proprie paure.
E in un certo senso ci insegna a superarli. Nella misura in cui non soccomberemo alla prima corrente d'aria fredda che anticipa il terrore, potremo affrontare con maggiore integrità ciò che accadrà dopo.
Devi solo comportarti bene, sfuggire al blocco, alzarti per un buon club e aspettare pazientemente. Forse il club non può fare nulla contro un male intangibile. Ma l'assenza di paura finisce per intimidire la causa stessa di quel terrore.
E perchè no? Se le ultime ragazze hanno già vinto una volta, perché non dovrebbero riuscire a vincere di nuovo? Empatizzando con Quincy, con Sam e con Lisa, presentati nel loro nuovo aldilà dopo il massacro, vogliamo che la situazione si concluda nel migliore dei modi. Se sconfiggono il male, puoi chiudere il libro con un sorriso soddisfatto dopo aver sudato freddo.
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