Rabbia, di Zygmunt Miloszewski

La rabbia
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Il genere noir, con le sue varie ramificazioni già accettate come varianti che vanno dal poliziesco al thriller, si diffonde nel mondo come la corrente letteraria che maggiormente conserva l'attrazione della lettura tra tutti coloro che conservano il gusto per la lettura.

L'Europa è forse il continente in cui gli scrittori di qua e di là proliferano con la maggiore intensità, dal nostro Dolores Redondo o anche Javier Castillo anche altri giovani scrittori come Franck thilliez in Francia, Luca D'Andrea in Italia o Jo nesbo In Norvegia.

Da un capo all'altro dell'Europa, gli scrittori più giovani portano la testimonianza di un genere nero aperto a una moltitudine di possibilità per finire per sconcertare, sorprendere, tendere e catturare il lettore.

E anche in Polonia troviamo una di quelle nuove voci intense, perché Zygmunt Miloszewski è emerso come un narratore di speciale intelligenza per riassumere trama e ritmo, per avvicinarsi al lato oscuro della nostra realtà con quell'intensa sinistra certezza di ciò che è vicino.

Non c'è niente di meglio da cogliere nella lettura di un romanzo poliziesco che presentarci ad alcuni protagonisti incaricati di fare del bene che si muovono sul filo del rasoio delle loro circostanze personali. Perché tutti noi possiamo sapere molto su questo, sulla fragilità con cui a volte affrontiamo il male in qualsiasi sua rappresentazione...

Teodor Szacki non è il prototipo di un investigatore torturato dal suo passato e che viaggia pericolosamente tra il lato amico del mondo e il suo intricato meccanismo sottostante, quasi sempre dedito a sordidi interessi. È un pubblico ministero ed è sempre stato un esempio nell'esercizio della sua attività, solo che nel momento in cui si svolge questa storia, Teodor soccombe a quella fragilità. Le cose non stanno andando bene per lui e potrebbe non essere il momento migliore per affrontare uno spietato criminale...

La questione di una donna che subisce abusi rimanda a quella strana assunzione di routine per la quale Teodor sa agire secondo i consueti schemi di difesa della potenziale vittima. Ma questa volta qualcosa gli sfugge, non si tratta solo di un abuso, e l'omissione di alcuni dettagli finisce per favorire una catena di eventi macabri.

Che Teodor sia in grado di collegare tutto sarà essenziale per affrontare il caso in modo corretto. La catena di omicidi che ne consegue punta direttamente a una mente criminale al suo meglio. E Teodor ha bisogno di bilanciare al massimo la sua trama personale se non vuole finire per fallire miseramente, con le morti sotto la sua coscienza di inefficacia...

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1 commento su "Rabbia, di Zygmunt Miloszewski"

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