I 3 migliori film del bestiale Leonardo DiCaprio

A pochi attori al mondo piace DiCaprio. Un attore che conquista tutti noi con la sua capacità recitativa, ben al di sopra di ogni altra dote più fisica o di ogni tipo di evidente carisma. In ogni ruolo questo attore sa sfruttare le sfumature più strane del suo volto da ragazzo. Un perpetuo rictus giovanile da cui proiettare le contraddizioni e i paradossi delle mere apparenze. E questo richiede competenze che solo uno come lui sa sfruttare.

Per qualsiasi altro attore, la sua apparizione in Titanic sarebbe stata l'apice della sua carriera. Ma per il DiCaprio attuale questo rimane quasi un aneddoto. Perché sia ​​ciò che è venuto dopo sia ciò che viene scoperto prima del Titanic trasuda qualità e ingegnosità. Attenzione, succede la stessa cosa con una Kate Winslet che è molto più attrice in altri film a basso budget.

Ma tornando a DiCaprio, non c'è altra scelta che togliersi il cappello di fronte a una caratterizzazione che è perfetta mimica per lui e assoluta empatia per il pubblico. Mi riferisco a quella sensazione di dimenticarsi completamente dell'attore (qualcosa che costa di più di fronte a presenze opprimenti come quella di Brad Pitt) per entrare nell'anima del personaggio. Senza dubbio, se fossi un regista e dessi la priorità al messaggio e al significato del film, sceglierei sempre Leonardo DiCaprio.

I 3 migliori film di Leonardo Di Caprio

Chi ama Gilbert Grape?

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Curiosamente, non è in questo film che DiCaprio ha un ruolo da protagonista. Eppure tutto ruota intorno a lui. Per la trama stessa del film, certo, ma anche perché sa che la sua presenza è costante. Uno di quei film che non si ricordano tanto ma che esprime un'intensità interpretativa raramente vista.

Lui è Arnie, il fratello di Gilbert (anche lui perfettamente interpretato da Johnny Deep). Entrambi occupano la loro casa con una madre che può dare poche cure. La madre, infatti, è un peso leggero, un background che rende ancora più tragica l'esistenza dei fratelli in una sperduta cittadina nel profondo degli Stati Uniti.

Gilbert deve portare avanti la casa o, almeno, non soccombere al peso del suo tetto che minaccia di cadere su di lui (sono metaforico). Perché dovrebbe vivere un'altra vita e lo sa. Ma la forma più bella e malinconica dell'amore, l'abnegazione, gli pesa troppo. Gilbert ha le sue relazioni con una donna sposata e inizia a conoscere un amore che lo inviterebbe a pensare a futuri che non riesce a concepire con i suoi fardelli.

Al centro, facendo perno soprattutto, spicca Arnie. Il non più così piccolo Arnie, capace di restare nella vasca da bagno tutta la notte se Gilbert si dimentica di portarlo fuori dopo la doccia per una volta. L'Arnie che ama tra le coccole soffocanti che avvinghiano Gilbert a quel luogo dove la sua vita brucia lenta quanto ferma. La disabilità del ragazzo è reale, assolutamente reale nello sguardo di DiCaprio, nei suoi gesti, nella sua camminata. DiCaprio abita nel proprio corpo come se fosse veramente un Arnie che lo ha sostituito senza che ne rimanga nulla. Un effetto affascinante che ancora oggi mi stupisce.

shutter Island

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Cominciamo dalla fine. C'è una scena spettrale dopo tutto lo svolgersi tempestoso della trama (non entrerò più nel dettaglio nel caso non l'avessi visto). Il punto è che DiCaprio fuma una sigaretta ai piedi di una scala in pietra del vecchio manicomio. La giornata è mite e le nuvole nere sembrano aver avuto una buona stagione. In quel momento DiCaprio spiega le ragioni della sua interpretazione in ultima istanza. Perché parla di ciò che il suo personaggio ha vissuto. Ma nello stesso tempo scopriamo nel suo sguardo addolorato la piena convinzione del suo ruolo... «Questo luogo mi fa pensare. Cosa è peggio? Morire come un mostro o morire come un brav'uomo?

Un altro film affascinante in cui DiCaprio raggiunge livelli di interpretazione tragicomica con ripercussioni sismiche per l'anima. L'indagine affidata a Edward Daniels (DiCaprio) lo porta in un ospedale psichiatrico dove una donna è scomparsa in strane circostanze. Nelle scene finali, Edward accenna ad una visione incredibilmente inquietante della follia. Realtà e finzione come spazi in cui vivere nel modo più conveniente per sopravvivere alle disgrazie che possono verificarsi. Il semplice fatto di abitare il nostro mondo dipendente dall’intera soggettività ci trasmette quell’intenzione di rivelare che nulla è più vero di ciò che finiamo per immaginare.

Uno scenario terrificante con la collocazione dell'ospedale psichiatrico tra gole e dirupi che rimandano alle ripide situazioni che devono vivere i protagonisti di questa storia. Un'indagine magnetica intorno alla donna scomparsa che ci conduce a una visione onirica che cerca una sorta di purificazione psichica. Si tratta piuttosto di un ambiente oscuro, tempestoso dal punto di vista climatico e allo stesso tempo angosciante poiché i pochi spiragli di luce si aprono per indicare la verità mai cercata nelle indagini.

Il lupo di Wall Street

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Il film in cui DiCaprio ci mostra come l'essere umano può subire la sua trasformazione più profonda. Dall'umile ragazzo che cerca una via per prosperare, al lupo spietato e immorale che finisce per ospitare la sua anima. In quella paradossale ascesa alla vetta dove si scopre la discesa nei suoi inferni, Leonardo DiCaprio ci insegna quel gusto per il lusso così come per il gioco d'azzardo in borsa. Incombente in bancarotta nella sua stessa persona, questo Lupo di Wall Street con la pelle di pecora di DiCaprio sembra un moderno Dorian Gray. L'esempio a cui aspirano i vincitori dell'attuale libero mercato con nessun altro obiettivo che l'eccessiva ambizione.

Il resto del film è un'avventura frenetica nella Wall Street più da cartone animato e non meno vera. Man mano che i soldi arrivano, DiCaprio e i suoi compagni diventano più oscuri e si abbandonano a tutti i tipi di vizi. Eccessi chimici e sessuali e ovviamente la macchia che si allarga per rendere la loro vita vuota sotto i loro piedi che all'improvviso sembra provocarne la caduta.

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