La malinconia è quella strana felicità di essere tristi. Qualcosa del genere ha indicato Víctor Hugo occasionalmente. Ma la questione ha più sostanza di quanto sembri. La malinconia non è solo l'anelito al tempo scaduto, ma anche la sensazione sconfortante dell'attesa, dell'irrisolto.
Così, la malinconia ha gradi diversi in quanto quell'altro che eravamo ha saputo affrontare il suo tempo con il successo dell'attore senza copione. Perché con quell'altro io non possiamo agire come indicatori della sua coscienza.
Nasce così la malinconia, con quella distorsione, con l'impossibile equilibrio tra colpa e struggimento. E Nadia Terranova scava nell'abisso insormontabile delle peggiori assenze, quelle che non offrono ragioni.
Dopo un po' di assenza dalla madre, Ida torna a Messina per aiutarla a mettere in ordine la casa in cui è cresciuta prima di metterla in vendita. Circondata da oggetti e ricordi, dovrà decidere quale parte del suo passato conservare e quale lasciare andare.
Intanto il fantasma della loro vita, l'improvvisa scomparsa del padre vent'anni prima, sembra infestare le stanze ed essere presente in ogni fessura, nei muri umidi e in tutte le conversazioni e i silenzi tra madre e figlia.
Preciso e delicato, questo romanzo guarda al più intimo per illuminare le incognite che scandiscono un'esistenza, quelle su cui costruiamo la nostra identità: la memoria come ferita e come rifugio, l'abbandono e la perdita dell'innocenza, la complessità dei legami familiari e amanti … Finalista del prestigioso Premio Strega e lodato dalla critica, quest'opera colloca Nadia Terranova tra le voci più interessanti della narrativa italiana di oggi.
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