Voce, di Christina Dalcher

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Sembra facile immaginare che quando Margaret Atwood ha scritto The Handmaid's Tale, sicuramente la storia avrebbe impiegato del tempo per essere considerata dagli editori fino alla sua edizione nel 1985. Erano altri tempi e quello di una distopia femminista suonerebbe stridente come una poliziotta protagonista di un romanzo poliziesco...

Eppure la storia, grazie all'indubbio genio creativo della sua autrice, e a quella strana eco che le opere raggiungono quando vengono salvate dalle piattaforme digitali, è già oggi emblema del femminismo più esigente. Perché in quel romanzo si è generata una sinistra iperbole che alla fine ha rivelato la dura realtà delle donne in quasi ogni processo storico.

Questa storia è già così potente che ora troviamo echi interessanti come quello di quest'altro romanzo "Voice", dell'americana Christina Dalcher, proprio specialista in fonetica per capire meglio la proposta narrativa...

Perché la storia parla di questo, della voce, l'elemento base della nostra comunicazione. Il protagonista di questa ricerca dell'analogia più sinistra è per una Jean McClellan che subisce nella sua carne lo stesso dettato imposto a tutte le donne, impedite di pronunciare più di quelle 100 parole consentite al giorno, una demenziale selezione comunicativa che punta direttamente a limiti tanto più sicuro del nostro mondo.

Solo Jean può servire la causa dello sterminio di ogni volontà femminile. Se le donne smettessero di parlare il genocidio della ragione sarebbe assoluto per metà della popolazione mondiale. L'esperimento suona tanto eclatante quanto alcuni slogan orwelliani. E capita che Jean sia un neurolinguista, un conoscitore esauriente della meccanica del linguaggio, del funzionamento neurale essenziale della comunicazione.

Quando le viene richiesto come specialista di recuperare il fratello del Presidente, quello che sente come un gesto che può cambiare tutto, finisce per diventare un'incursione nel progetto più abbietto che persiste nell'annullamento di ogni spazio di libertà femminile. Ed è allora che Jean si trova al bivio della lotta per cambiare le cose, mettendo in pericolo la sua vita e quella di sua figlia o presumendo che, di fronte alla potente macchina dell'annientamento, tutto sia perduto...

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