Le finestre del paradiso, di Gonzalo Giner

Le finestre del paradiso
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I romanzi storici sono più suggestivi in ​​quanto si concentrano su personaggi tratti da un'autentica intrastoria, al di là di monarchi, nobili, signori e altri. E questo romanzo Le finestre del paradiso abbonda in quella tendenza a raccontare ciò che eravamo attraverso le esperienze romanzate dei personaggi della città.

La volontà del protagonista Hugo de Covarrubias e il suo spirito avventuroso, unito alla sua voglia di incontrarsi e imparare, ne fanno il personaggio ideale con cui condividere un viaggio nel passato, in questo caso nel XV secolo.

Il giovane Hugo capisce già che il suo destino non è a Burgos, il luogo dove è cresciuto e dove il mondo stava gradualmente diventando piccolo. Avrebbe potuto scommettere sulla continuità, per guadagnarsi un ruolo da protagonista negli affari dei genitori, ma sa che la sua felicità non ci sarebbe. La felicità di una persona nel XV secolo o ora è quella di lasciarsi trasportare dai dettami dell'anima.

Un'anima irrequieta come Hugo si gode l'avventura frenetica, non senza rischi. Si imbarca su una nave che lo porta in Africa. Lì fece bene, l'amore lo attendeva, personificato in Ubayda, e quando fu di nuovo spinto a fuggire lo fece questa volta accompagnato da lei.

E a volte accade il miracolo. Solo una persona irrequieta, desiderosa di conoscere il mondo, può trovare la sua destinazione più sicura. Tornato in Europa, Hugo apprese la tecnica del vetro colorato, quel meraviglioso sistema che alleggeriva il peso delle pareti e che illustrava scene bibliche con ingannevoli giochi di luce.

Hugo si sforza nell'arte di creare quelle finestre del cielo a cui i fedeli si affacciavano per scoprire la magnificenza di Dio.

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