I 3 migliori libri di Fran Lebowitz

Quando hai dei dubbi sul confine tra scrittura e abilità di scrittura, hai la soluzione Fran Lebowitz. Non c'è nessun'altra scrittrice come lei, né c'è una scrittrice che possa alzare minimamente gli occhi sopra le sue spalle.

E da alcuni decenni Fran non scarabocchiava una sola pagina oltre le cronache giornalistiche in un volume. Ma era, è e sarà una scrittrice. Perché essere uno scrittore è una filosofia, un peso genetico, un progetto vitale concretizzato quando e come vuoi. Per Fran, niente è più evidente di un dono per la scrittura bilanciato con la pigrizia di sedersi per farlo. Pertanto, l'etichetta di scrittore che gli altri danno è più in linea con l'impostura che con la realtà dello scrittore sofferente chiuso a lungo nella sua stanza. Ken Follett o Danielle Steel.

È vero che essere nel posto giusto, per ottenere quella visualizzazione e il riconoscimento dello scrittore nonostante tutto, è più che rilevante al di sopra del numero di opere pubblicate (ricorda che né JD Salinger è che ha scritto tanto e tanto bene e tutti oggi continuano a chiamarlo scrittore…). Perché New York fa di più per il regista Woody Allen rispetto ai tuoi film. Sì, se Woody Allen fosse vissuto a Teruel sarebbe un maledetto taciturno redneck senz'anima. Lo stesso vale per la sinergia New York - Lebowitz.

Quindi la scrittrice Fran Lebowitz lo è perché lo afferma e perché quella spudorata vanagloria gioca a suo favore con un umorismo trasgressivo e una travolgente padronanza, ovviamente, del linguaggio e della comunicazione...

I 3 migliori libri consigliati da Fran Lebowitz

Una giornata qualunque a New York

"Divertente... Aggiungi a una dose di Huck Finn un po' di Lenny Bruce, Oscar Wilde e Alexis de Tocqueville, un pizzico di tassista, vari giochi di parole e un pizzico di slang, e completa il tutto con un tocco di so-tutto-io". Il New York Times. "Una prosa elegante e abilmente affilata." Il Washington Post. "Quel cocktail di ironia, grettezza, crudeltà e arancia amara." Pau Arenos, Il giornale

È una provocatrice nata, capace di abbassare i fumi della maggior parte dei suoi concittadini e ridere di qualsiasi situazione: la ricerca di un appartamento, bollette telefoniche non pagate, un viaggio, firme di libri, dormire (o non dormire) a ore indecenti, desiderio di successo, bere qualche drink con celebrità, buoni ristoranti o l'educazione (adulta) dei bambini.

Nel caso non l'avessi ancora indovinato, stiamo parlando di Fran Lebowitz. Stiamo parlando di New York. Famoso in linea con la serie Fai finta che sia una città, di Martin Scorsese, Fran Lebowitz è stato un grande sconosciuto che, finalmente, e in tutta onestà, ha ottenuto il successo che meritava. La sua prosa, ora assemblata, è un compendio dell'umorismo più rinfrescante e pungente che sia stato letto negli ultimi decenni.

Breve manuale di civiltà

Appassionatamente favorevoli o ferocemente contrari furono le reazioni al primo libro di Fran Lebowitz, pubblicato da Tusquets nella primavera del 1984. Non c'è motivo di credere che, con Breve manual de urbanidad, la stessa cosa non accadrà. Fran Lebowitz qui non fa altro che rafforzare tutta la sua ben nota assoluta libertà di pensiero e di opinione che conferisce al suo umorismo quell'insolenza che stimola tanti e che per gli altri è semplicemente intollerabile.

Quello che, in ogni caso, nessuno può negare a questa specie di tiratore libero è la personalità. Piaccia o no, irritarlo o no, è lì, molto presente, così presto affascinante, così presto odioso nella sua flemma egocentrica e nel suo incrollabile portamento. Il suo umorismo satirico può provocare ilarità in alcuni (pur non essendo né ricchi, né ebrei, né omosessuali, né di destra, né di sinistra, né newyorkesi) e può anche suscitare in altri la più cieca indignazione.

Qualunque cosa accada, non passa inosservata. In A Brief Manual of Urbanity, parodiando il tono pontificio della laureata in scienze sociali quale era, Fran Lebowitz si diverte consigliando al ragazzo che vive in una qualunque grande città di viverla con la più alta dose di nevrosi possibile e invitandolo ad amare lei, non nonostante i loro problemi, ma proprio a causa loro.

Vita metropolitana

Fran Lebowitz fa qui la spietata cronaca delle vite dei bei, famosi e ricchi di una città feroce come New York. Pochi hanno descritto con tanta precisione e con tanto sarcasmo quella fauna stravagante che si muove nei sofisticati circoli della moda, dell'editoria, delle gallerie d'arte, del cinema e del teatro, aggrappati al telefono e agli stimolanti, nevrotici perduti. Il Lebowitz conosce molto bene tutte queste persone, perché, a New York, gli intelligenti, che finiscono per diventare famosi e ricchi, finiscono anche per circondarsi di begli uomini.

Fran Lebowitz fanno parte del tipo di persone che davvero non potrebbero vivere in un altro posto che a New York e che provano un vero orrore per la California, la natura, le persone sane, le persone ignoranti, gli animali domestici, le estati, i fine settimana fuori città e i bambini. Scrive, ovviamente, in "Andy Warhol's Interview", "Vogue" e in tutte quelle pubblicazioni di New York che sono state la vera cornice della generazione di scrittori che oggi conosciamo come "nuovi giornalisti". Dopo questo libro, e ironia della sorte sugli studi universitari intelligenti, Fran Lebowitz ha scritto un altro titolo Storia e Geografia.

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