I 3 migliori libri di Carlo Ginzburg

A Ginzburg troviamo un valore rifugio dell'attuale saggio al culmine del Noam Chomsky. Solo che a Ginzburg godiamo di un narratore con maggiori intenzioni letterarie. Con un background storico innegabile, Ginzburg ci offre una prospettiva sotto forma di un mosaico dell'evoluzione umana da visioni semplici che sono tanto complementari quanto arricchenti.

Tutto ciò che suona intrastorico rimanda a più leggenda che realtà. Perché non tutte le cronache ufficiali spiegano ciò che è stato salvato da Ginzburg. Ma proprio nell'abbellimento con un punto romanzesco, sempre perfettamente delimitato dal contesto di ogni tempo, godiamo di una visione più ampia rispetto alle mere trascrizioni messe nero su bianco chissà cosa interessa.

La storia è spesso una questione di fede. I libri di Ginzburg sono semplicemente una questione di empatia, un'empatia con sfumature di assoluta certezza. Perché tutti i grandi eventi molte volte diventano omettendo i piccoli dettagli che ricoprono tutto per rendere più vicine le realtà dei giorni di una volta dalle quali capire ancora meglio secondo quali verità.

I 3 migliori libri di Carlo Ginzburg

il formaggio e i vermi

Persino il Eppur se ti muovi Galileo Galilei ha avuto i suoi antecedenti. Affrontare l'Inquisizione non era un piatto di buon gusto per chi conosceva la predilezione per i falò, la forca e altri divertimenti per i sadici inarrestabili. Il punto è che in questo libro troviamo un altro di quelli che anticipano i suoi tempi e anche che anticipano quelli che anticipano i tempi a venire. Una storia tanto unica quanto emozionante...

Italia settentrionale, fine XVI secolo. Il Sant'Uffizio accusa di eresia un mugnaio, Domenico Scandella, che tutti chiamano Menocchio. L'imputato sostiene che il mondo ha avuto origine in "un caos" dal quale "ne è emersa una massa, come si fa il formaggio con il latte, e in esso si sono formati i vermi, e questi erano gli angeli". Attraverso due processi inquisitori, la peculiare cosmogonia dell'accusato si oppone ostinatamente a quella di coloro che lo interrogano.

Partendo dall'analisi delle convinzioni di Menocchio ―finalmente riconosciuto colpevole e condannato al rogo― e dagli atti giudiziari del caso, Carlo Ginzburg ricostruisce in questo classico contemporaneo un frammento della cosiddetta “cultura popolare” ―generalmente condannato come, all'ostracismo― che si pone, per la sua singolarità, come un simbolo del suo tempo e come una sorta di anello mancante in un mondo oscuro, difficilmente assimilabile al presente, ma al quale siamo in qualche modo debitori.

il formaggio e i vermi

Il filo e le tracce. Il vero, il falso, il fittizio

La verità può essere solo una sintesi. E il modo per trovare quell'alchimia della verità alla fine può venire solo dal crogiolo in cui tutto ciò che è umano viene scaricato. Il risultato è un esuberante canale di influenze tra il mitico, il mistico, lo scientifico, il razionale e l'irrazionale. Realtà e finzione, soggettivismo impegnato nella pienezza dell'obiettivo. Il sogno della ragione produce mostri. Ma devi conviverci se vuoi una certa certezza...

Per esplorare le molteplici relazioni tra verità storica, falsità e finzione, Carlo Ginzburg esplora temi molto eterogenei: ebrei di Minorca e cannibali brasiliani, sciamani e antiquari, romanzi medievali, i Protocolli dei Savi di Sion, la fotografia e la morte Voltaire, Stendhal, Flaubert, Auerbach, Kracauer, Montaigne. Contro la tendenza dello scetticismo postmoderno a offuscare il confine tra narrazioni di fantasia e narrazioni storiche, l'autore affronta questa relazione come una disputa sulla rappresentazione della realtà, un conflitto fatto di sfide, prestiti reciproci e ibridazioni.

Il filo e le tracce. Il vero, il falso, il fittizio

Grandi occhi di legno: nove riflessi in lontananza

In netto contrasto con l'etnocentrismo più accecante. La zona di comfort dell'umanità è il riconoscimento del proprio come qualcosa di inespugnabile. Il mondo ridotto alla tribù e ai contorni della sua patria. Nonostante la globalizzazione, la spinta alla reductio ad absurdum sembra crescere. Il viaggio e la conoscenza di altri luoghi potrebbero non renderci migliori ma può sicuramente renderci più saggi, non tanto sugli altri, ma sul meglio che potremmo essere rimanendo sempre nel nostro ambiente.

In questo libro Carlo Ginzburg indaga, da vari punti di vista, le potenzialità cognitive e morali, costruttive e distruttive dello sradicamento e della distanza. Perché una lunga tradizione ha attribuito allo sguardo dello straniero (del selvaggio, del contadino, dell'animale) la capacità di svelare la fallacia della società? Perché lo stile è stato utilizzato in molti casi per includere o escludere il culturalmente diverso? I grandi occhi di legno ci offrono nuove prospettive su tutto questo e sul mondo, vicino e lontano da noi.

Grandi occhi di legno: nove riflessi in lontananza
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