La donna sulla scala, di Pedro A. González Moreno

La donna sulla scala, di Pedro A. González Moreno
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Non esiste ambientazione migliore per un romanzo di tale carica enigmatica della Spagna chiaroscurale della fine degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta. Chiaroscuri a cui si sono sovrapposti la recente uscita di una dittatura e lo sconcertante splendore di un'epoca in cui il Paese sembrava rimanere sospeso, senza un punto d'appoggio tra la modernità già diffusa nel resto d'Europa.

Ma al di là dell'opportunità dello scenario, ciò che è rilevante è la proposta narrativa che Pedro A. González Moreno ci lancia in questo romanzo La donna sulla scala. In esso ci si avvicina alla vita universitaria di quegli anni, dove alcuni giovani studenti vengono a conoscenza della possibile esistenza di un'opera teatrale anteriore alla gloriosa Celestina dell'età dell'oro.

Solo la ricerca sembra piena di pericoli. La morte incombe su di loro con la più grande teatralità della coincidenza, come se fosse tutta una somma di eventi che li aveva portati a incontrare gli affascinanti documenti originali che nessuno aveva mai toccato da quando erano stati salvati secoli e secoli prima.

Il percorso alla scoperta spinge i giovani a incontrare aspetti molto più essenziali della loro vita. Ambizione sfrenata, desiderio e avidità, amore e odio. Tutte le emozioni possibili scatenate in quella frenetica ricerca disorientata.

Le esperienze dei giovani come scene autentiche del teatro della loro vita, con la follia dell'ambizione resa istrionica e la menzogna sulla recitazione, con la necessaria fortuna che benedice la merda alle porte del teatro, con la doppia maschera della tragedia e commedia, della vita e della morte che illuminano così presto la verità più trascendentale o la farsa più riprovevole.

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La donna sulla scala, di Pedro A. González Moreno
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