La figlia del vasaio, di José Luis Perales

Riconosco di essere stato uno di quelli che hanno scoperto non molto tempo fa che José Luis Perales aveva composto canzoni per cantanti di mezza Spagna. Grandissimi temi legati all'immagine, all'interprete, ma che nascono proprio dall'estro di questo compositore senza pari nel nostro Paese.

Il salto alla prosa di Jose Luis Perales è un'avventura che sta dando i suoi frutti. In questo Il libro La figlia di Potter, secondo romanzo già dopo La melodia del tempo entriamo in una melodia vitale, nella sinfonia dissonante di personaggi che si muovono tra la loro volontà, il destino, i loro principi, i loro desideri, colpe e rimpianti.

Brígida e Justino hanno due figli: Carlos e Francisca. La sua vita scorre con la leggerezza del tempo in una piccola cittadina della Mancia. In questo nucleo familiare salta il classico paradosso su cosa sia per alcuni il paradiso e cosa per altri possa considerare inferno. Alla fine siamo un difficile equilibrio tra ciò che abbiamo e ciò che non abbiamo, e a volte ciò che ci manca finisce per pesare più della realtà circostante.

Francisca finisce per ribellarsi con quella vita che gocciola lentamente i secondi ma sembra divorare gli anni. Alla fine fugge dalla sua casa per ritagliarsi quel futuro agognato da ogni anima giovane e irrequieta.

C'è un po' di giustizia poetica nei genitori che vedono i propri figli schiacciati contro la realtà, quando sono stati preventivamente avvertiti. Ma c'è anche una parte di tristezza nel vedere l'infelicità di coloro a cui è impedito di volare libero.

Famiglia, figli, destino e quel sottile filo rosso (riferimento a Il giardino di Sonoko libro) che si aggroviglia e si ingarbuglia finché non puoi disfare tu stesso il pasticcio e andare avanti.

Per i genitori arriva sempre un momento in cui la scoperta del destino dei propri figli come qualcosa di completamente estraneo può essere traumatica. Il filo rosso di un bambino si allontana, disfa ciò che è tessuto e cerca qualcosa di nuovo da tessere. La vita diventa allora tesa, a volte straziante. Lasciare che un figlio prenda, lasciare che prendano nuove strade, fa parte della vita ma non della ragione dei genitori.

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