L'enigma Elena Ferrante è ancora quell'eco che risveglia la valanga. Perché la penna inesauribile si nutre di quell'oscurantismo per produrre inesorabilmente romanzi suggestivi più che ascritti a un genere specifico, riconoscibili nel loro inconfondibile cuneo ferrantese.
A volte, una narrazione intima che presto rompe le cuciture per trasformarsi in qualcos'altro. La sensazione inquietante di intraprendere percorsi imprevedibili crea un mistero nella profondità e nella forma delle sue trame.
"Due anni prima che se ne andasse di casa, mio padre disse a mia madre che ero molto brutto". Inizia così questo straordinario romanzo sulla scoperta della menzogna, dell'amore e del sesso, narrato dall'indimenticabile voce di Giovanna, una giovane donna determinata a incontrare la zia Vittoria, cancellata incomprensibilmente dalle conversazioni e dagli album fotografici. Questo scatenerà inconsapevolmente il crollo della sua famiglia intellettuale e borghese, perfetta solo in apparenza.
Maestro assoluto degli intrighi, Ferrante semina la trama delle sorprese e annoda prodigiosamente la misteriosa storia familiare e d'amore attorno a un braccialetto che si passa di mano in mano. Nessuno come lei per descrivere la complessità delle passioni umane e tutte le intermittenze del pensiero e del cuore.
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