La casa delle voci, di Donato Carrisi

Il bene di Donato Carisi Ci delizia sempre con ibridi tra enigmi e crimini, una sorta di genere giallo che finisce per rompersi come un noir in piena regola. Il meticciato è sempre un successo quando è possibile combinare il meglio di ogni parte. E, naturalmente, man mano che diventi esperto nel mixaggio, come nel caso di Carrisi, più ti avvicini a quell'eccellenza che finisce per essere l'etichettatura best-seller.

In questa occasione, tutto parte della psiche come un labirinto, con quella sensazione succosa di corridoi stretti e specchi confusi attraverso cui ci conduce la mente quando soccombiamo al delirio o al trauma del momento che l'autore ci presenta. Lo sfondo dell'infanzia fornisce una componente di straniamento, di ombre tra i colori naturali di infanzie assalite da eventi impropri.

Perché tutto ciò che accade nell'infanzia, quando non sarebbe mai dovuto accadere, rimane lì come una macchia capace di segnare tutto, il destino e le pulsioni più sinistre. La volontà potrebbe volerci offrire degli sbocchi. E forse la memoria può occuparsi di seppellire ciò che non avrebbe dovuto essere. Ma è questione di tempo prima che tutto venga fuori...

Pietro Gerber è uno psicologo diverso dagli altri: la sua specialità è l'ipnosi ei suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. A volte bambini traumatizzati o che nascondono ricordi che non sono in grado di evocare. È il miglior specialista di Firenze e collabora con la polizia nei casi penali.

Un giorno riceve una telefonata da un collega australiano che chiede aiuto con una paziente, Hanna. Il caso è interessante, ma anche molto particolare: Hanna è ormai adulta e il suo ricordo d'infanzia è un omicidio che non sa se ha commesso.

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