L'eco della pelle, di Elia Barceló

L'eco della pelle
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La versatilità di Elia Barcello fa di una retrospettiva della sua opera un completo riferimento bibliografico. Sotto la stessa paternità, troviamo una diversità di proposte che mostrano una brillante capacità. Dai suoi inizi nella fantascienza alle sue transizioni tra la narrativa storica, il genere noir, la suspense o un successivo realismo "magico". Magico nel senso che le fantastiche reminiscenze del mestiere dell'autore sembrano assalire a tratti la trama.

E il modo di mettere insieme il tutto, il modo in cui le loro storie diventano inconfondibilmente sue, nasce da una tensione narrativa sempre agevolata dalla trama stessa e completata da una struttura in cui ogni capitolo getta un irrinunciabile gancio per il successivo.

In «El echo de la piel» ci troviamo (come in altre occasioni in opere recenti di Barceló e di altri autori come Joel dicker), con i due piani che avanzano paralleli da tempi diversi. Cronologie disparate che si intrecciano magicamente a volte, anticipando quel nodo finale che legherà per sempre eventi passati e presenti. Con il sapore di destini e vite scritte per dare un significato trascendentale a tutto ciò che accade.

Sandra accetta la proposta di Don Luis di scrivere la biografia di sua madre. Ofelia Arráez ha creato un intero emporio attorno alle calzature da donna e ora Sandra, scelta come biografa, forse non a caso, sta intraprendendo con passione quel viaggio nel passato che è l'intera ricomposizione di una vita. Niente di meno che il tempo affascinante della grande Ofelia.

Fin dall'inizio, Sandra poteva immaginare che la grande Ofelia doveva combattere valorosamente contro circostanze avverse. La sua condizione di donna avrebbe richiesto grandi sforzi per diventare ciò che era. Ma al di là dell'affermazione femminista sepolta che potrebbe basare la biografia, Sandra approfondisce le luci e le ombre dei giorni di Ofelia. Giorni che stanno recuperando nuova luce tra fotografie, documenti, testimonianze e scoperte inquietanti che puntano a qualsiasi esistenza alternativa che alla fine scrive il più certo su Ofelia, l'ignoto.

È nell'impossibile simbiosi tra passato e presente per due personaggi così lontani che Elia Barceló attua il suo genio narrativo, quella padronanza di tutte le risorse a favore della trama. Perché le cose vanno ben oltre il mero anticipo in parallelo tra quanto accaduto a Ofelia e quanto sta accadendo con Sandra.

La verità del passato è sempre nascosta tra ciò che può essere stato documentato e ciò che viene ricordato da chi può ancora dare testimonianza. Ma a volte i piani temporali sembrano concordare per proporre un nuovo percorso. La spirale del tempo si conforma in un loop in cui Sandra riesce a vedere tutto con un realismo che non riguarda più solo l'argomento di studio su cui chiudere la biografia di Ofelia, ma appare anche come qualcosa di essenziale per la sua vita.

Scoprire la vera Ofelia tra l'accumulo di versioni opposte è abbondare nelle contraddizioni tipiche di tutta la vita, compresa quella di Sandra. E i grandi segreti della donna geniale si aprono completamente per una Sandra fatta ricercatrice privilegiata verso una realtà ben diversa da quella che si conosce.

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