L'anello perduto, di Antonio Manzini

Al di là della serie di ogni particolare protagonista, c'è sempre la sensazione di una vita separata che rimane velata. In questa occasione questo volume di racconti arriva a colmare quelle lacune che danno più corpo se possibile al personaggio di Rocco Schianove di Manzini. Perché nei piccoli incontri con questo ricercatore intrecciamo quell'altra vita al di là dei lunghi romanzi.

Ogni agente di polizia o investigatore di romanzi gialli o di suspense dovrà affrontare molti altri casi che non vengono trattati nei loro romanzi. Qui ci godiamo quei piccoli bagliori che in qualche modo coprono la vita e il lavoro del nostro personaggio principale. Il punto è che anche Manzini sa trasmettere in ogni racconto la stessa tensione che nelle sue grandi composizioni. Quindi non possiamo che goderci e caricarci di visioni più complete dello Schiavone. Perché sicuramente da questi casi possono nascere riferimenti nei suoi romanzi successivi.

Indipendenti l'una dall'altra, queste cinque storie, lette insieme, compongono un'immagine unica dell'Underboss Rocco Schiavone, che delizierà sia i suoi fedeli fan che coloro che non hanno mai letto le sue inchieste.

Nel primo racconto, un cadavere non identificato appare sparso sulla bara di una donna, con una fede nuziale come unico indizio. Le storie seguenti: un'escursione in montagna di tre amici che si conclude con una morte; una partita di calcio fraudolenta tra uomini di legge; un crimine in uno scompartimento del treno; l'omicidio di un innocente eremita– diventa una misteriosa indagine in cui il vicecapo sfoga il suo disagio esistenziale, sullo sfondo di una potente denuncia sociale e di una narrazione ironica che rasenta il sarcasmo.

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L'anello perduto, Manzini
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