Il versatile Enrique Vila-Matas ci offre l'ultimo nel mosaico della sua creazione letteraria. Doctor Pasavento + Bastian Schneider è la storia di uno scrittore, quella specie di specchio magico in cui l'autore non ha altra scelta che riconoscere parte di sé lasciata nel protagonista della trama.
La questione dell'alter ego è ancora più chiara quando scopriamo questo scrittore Andrés Pasavento, che si lancia all'incontro con il professor Morante, chiara replica del noto poeta Robert Walser che ha abitato il mondo a metà tra libertà e reclusione nei centri psichiatrici.
L'incontro finisce per essere un buon pretesto per sollevare l'antico dilemma della creazione, soprattutto quello letterario. La solitudine del compito di scrivere e il desiderio di riconoscimento, fama e gloria. Una contraddizione che va oltre il fatto necessario della scrittura e si estende a un paradosso vitale in cui tutti possiamo vederci riflessi. Si tratta di quel vano tentativo di immortalarsi, bilanciato da sensazioni opposte che a volte ci occupano e che ci spingono a nasconderci da tutto.
Riassunto: Lo scrittore Andrés Pasavento vuole recuperare l'innocenza dei suoi inizi, persi dal momento in cui raggiunse la gloria letteraria. Per farlo decide di cambiare identità, evitando a tutti i costi di incontrare conoscenti, soprattutto con il suo editore.
Ora è un discreto dottore in psichiatria che si reca a Campo di Reca per intervistare il professor Morante, trascrizione di Robert Walser, in un manicomio alle falde del Vesuvio. Diviso tra il desiderio di passare inosservato e la paura che non manchi a nessuno, il narratore di questo romanzo divertente e tragico è trascinato dalle sue ossessioni: la fama e l'anonimato, il panico di perdere l'ispirazione creativa, il desiderio di nascondersi e il desideroso di essere osservato.
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