L'extrasensoriale è un'emozione sparsa in modo incontrollabile sulla realtà, un impeto di follia carico di passioni, di sensazioni di pienezza estatica o di vuoto anche d'aria. L'acqua è una sfida per i sensi. Appena passa come il sussurro di un ruscello, diventa un urlo violento e grave a cascata. Da qui il suo simbolismo con la vita stessa con i suoi canali calmi così come le sue inondazioni, i suoi meandri e i suoi delta.
Kawakami è uno di quegli autori che ti fa percepire ciò che sfugge sempre in ogni metaforico passaggio da torrente a fiume possente o viceversa. Perché al di là della strana placidità di osservare le nostre acque sconfitte dall'inerzia del tempo, c'è la coscienza. In altre parole, la scoperta che, in effetti, il fiume non sarà mai più la stessa occasione per rinfrescarsi, prima che le nuvole più scure risveglino i loro scintillii più oscuri.
Un fratello e una sorella tornano nella casa della loro infanzia, nel luogo della felicità, dei desideri e dei segreti proibiti che stanno per essere svelati. I ricordi luminosi si mescolano a quelli che sfondano, devastando tutto: il tocco delicato del lino si mescola al tumulto che sfugge all'attacco del gas sarin; i dolorosi silenzi della famiglia con il rumore degli insetti di montagna.
Con la maestria quasi artigianale che la caratterizza, Hiromi Kawakami costruisce ancora una volta un mondo fragile e sensuale in cui scintillii e ombre si abbracciano in modo unico. Scritto dopo la tragedia del terremoto e dello tsunami che hanno devastato il Giappone nel 2011, questo romanzo incarna, con tutte le sue contraddizioni, il desiderio di vivere dopo la catastrofe.
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