Mi piace perdermi in una di quelle opere ambientate nel nazismo, o nella seconda guerra mondiale, o nell'atroce dopoguerra con quello spirito contraddittorio di vittoria in mezzo alla miseria imperante.
Nel caso di Libro Buona notte e sogni d'oro viaggiamo ai giorni successivi alla vittoria degli alleati. Ci spostiamo a Brno, la città di Jiri Kratochvil una delle città cecoslovacche più integrate nell'espansionismo del Terzo Reich e che continua a subire, dopo la vittoria degli Alleati, movimenti destabilizzanti che cercano di riconquistare la libertà dei suoi abitanti.
Lo stesso giorno della liberazione, il 30 aprile 1945, Konstantin intende svolgere il compito di procurarsi la penicillina per il sanatorio in decomposizione in cui viene utilizzata salvando vite e lasciando andare gli altri secondo criteri imperativi di mancanza di mezzi e medicine.
Konstantin si muove attraverso la città di Brno, dove le SS eseguono ancora con rabbia i suoi ultimi arresti sommari.
Ad un certo punto del romanzo, la trama inizia a sprofondare nella fantasia, una finzione sorprendente che sorvola la crudele realtà imperante per portare una magia impossibile sugli eventi disastrosi. Il racconto degli eventi inizia ad assorbire un umorismo surreale, senza abbandonare la sensazione di precarietà e fragilità della vita, una fantasia acida, quasi delirante si fa strada attraverso un personaggio fondamentale: Henry Steinmann.
Questo personaggio, come appariva dall'impronta di un autore stanco della sua storia cupa, porta quella prospettiva fresca, quasi avvolta nell'infanzia. Come se l'essere umano potesse ripararsi dal disastro e dal male attraverso una visione assolutamente onirica degli eventi.
Avevo letto nella sinossi del libro certo riferimenti a Kafka, e può essere che sì, Jiri Kratochvil attinga a quello stesso surrealismo per farci attraversare il fatto più surreale di tutti: la guerra, la fame e la morte.
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