I 3 migliori libri di Leonardo Sciascia

Praticando in molte occasioni a genere nero Puramente italiano, con ramificazioni su aspetti gangster, Sciascia ha concentrato sulla sua opera letteraria gran parte di quella espressione vitale dell'intenso narratore che raggiunge i testi come necessaria espiazione creativa.

Nella sua intensa evoluzione letteraria, Sciascia ritrova nel suo contemporaneo e anche siciliano Camilleri un riferimento, un sostegno, un amico e anche uno di quegli avversari in un mondo di lettere sempre incline a polemiche e rialzi di tono che, nel caso di due pro sicialianos, potrebbe raggiungere limiti inimmaginabili.

Ma la faccenda rimarrebbe sempre aneddotica a quel bivio di un genere poliziesco in cui Camilleri finalmente si rivelò sicuramente più riconosciuto a livello internazionale.

In quel mix tra la lotta dell'ego dello scrittore e l'inevitabile amicizia per la vicinanza, entrambi gli autori sono riusciti a sviluppare una carriera prolifica che è un piacere esplorare. Nel caso di Sciascia per la sua versatilità tra i generi, compreso un interessante passaggio tra i blocchi più generali della fiction e della non-fiction.

I 3 migliori libri consigliati di Leonardo Sciascia

Il caso Moro

Uno dei libri che ha maggiore impatto sulla bibliografia di Sciascia è proprio questa sorta di romanzo breve, cronaca tratta da uno degli episodi neri dell'Italia del Novecento, la morte del politico Aldo Moro. I suoi assassini erano gli eredi di quella rivoluzione sempre più sfocata degli anni '60 in Italia e praticamente in tutta Europa.

Le Brigate Rosse e più precisamente il suo leader Mario Moretti hanno rimosso dal centro uno dei politici più importanti dell'Italia benestante della metà del XX secolo, nientemeno che un ex presidente del consiglio della repubblica che, a quanto pare da questa organizzazione di evocazioni proletarie fu un nemico emblematico nella cui morte fu possibile recuperare l'immagine della lotta ancestrale tra operai e capitale.

Sciascia faceva parte della commissione che indagò sulla morte del politico e il suo polso non tremò per affrontare a pieno ritmo questo libro, con la materia così scottante che avrebbe potuto esplodere tra le sue mani. E ovviamente ogni libro su un omicidio finisce per guardare in parte a un romanzo poliziesco e in parte a un elogio per il vero defunto. Dalle lettere scritte dallo stesso Moro, Sciascia compose quella storia metà straniamento dell'uomo recluso e finalizzata alla sua presunta esecuzione, cronaca metà nera dei giorni bui dell'Italia che, come quasi ogni buon paese di radici europee, affronta sempre i mostri di loro polarizzazione civile.

Il caso Moro

Il giorno del gufo

Il genere nero di Sciascia è forse più un crudo realismo, una cronaca del sordido verso la rappresentazione finale dell'umano dalle sue nude miserie. Dico questo perché questo romanzo in un ambiente così tipico dell'autore sembra essere quella proiezione al Macondo di ogni autore deciso a raccontare ciò che ha forgiato la propria essenza.C'è qualcosa di curioso facilmente osservabile nell'essere umano. Impariamo meglio dal male che dal bene. Il cattivo esempio visto solo una volta penetra più della ripetizione del bene più volte sottolineato. Da quell'impressione questa trama progredisce...

Nella piazza del comune siciliano di S., Salvatore Colasberna, socio di una piccola ditta appaltatrice ed ex muratore, viene assassinato mentre sta per salire sull'autobus diretto a Palermo. I passeggeri si precipitano a fuggire e nessuno ha visto niente, o almeno così dicono. Ma le circostanze della sua morte sembrano sempre più complesse e al caso potrebbe essere collegata la misteriosa scomparsa del contadino Mendola.

Il giovane capitano dei carabinieri de C. Bellodi, ex partigiano della città di Parma, sarà incaricato di condurre le indagini e rompere con la sua determinazione il silenzio plumbeo di un'intera società. Le sue lucide indagini possono portarlo in un vicolo cieco o allontanarlo per sempre dai suoi ideali di giustizia dopo aver scoperto le gravi implicazioni politiche ed economiche della rete mafiosa che l'omertà protegge.

Il giorno del gufo

Il mare color vino

Non fa mai male, in una penna incline alla variabilità come quella di Leonardo Sciascia, passeggiare in altri spazi abitati dalla sua penna. E la storia è sempre un importante cambio di registro, anche se non sembra così perché ci colloca sempre all'interno della finzione, poiché è notevole, per la sua fattura molto disparata, come l'autore riesca a ripensare le risorse, rafforzando quell'intensità del breve o alla ricerca di quel fulgore di semplicità, dello scenario fugace e pieno di dubbi verso fini aperti... In El mar color de vino –il racconto che dà il titolo a questo volume di racconti–, l'ingegnere Bianchi, italiano da nord, si reca per la prima volta in Sicilia.

Nello scompartimento del treno incontrerà una tipica famiglia isolana: una coppia di insegnanti, che non smettono di parlare o importunare il viaggiatore, con i loro figli, sfacciati e irrequieti, e la giovane donna che viaggia con loro, riservata e timida ma perspicace; l'ingegnere, attento alla realtà che si dispiega davanti ai suoi occhi, analizzerà acutamente la società siciliana e le sue contraddizioni...

Nel 1973 lo stesso Sciascia selezionò, tra i suoi racconti scritti tra il 1959 e il 1972, questi xxx racconti per fare, con parole sue, «una sorta di sintesi di ciò che è stata fino ad oggi la mia attività, che mostra (e non nasconde mi ritengo soddisfatto in una certa misura, nella mia più generale e costante insoddisfazione) che in questi anni ho seguito la mia strada... e che tra la prima e l'ultima di queste storie ci sia una sorta di circolarità, che non è quella del merlano che si morde la coda».

Il mare color vino

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